Villa d’este a Tivoli
La villa d’Este a Tivoli
Nel settembre del 1550 la città di Tivoli accoglie trionfalmente il nuovo governatore Cardinale Ippolito II d’Este nominato dal Papa Giulio II. Il Cardinale Ippolito è il papa mancato del lungo conclave del 1550 e nonostante fosse uno dei porporati piu potenti d’Italia ,a causa del veto spagnolo non riescì a guadagnare la tiara papale. Arrivato a Tivoli si rifiuta di alloggiare nell’ ala del Convento annesso alla Chiesa di Santa Maria Maggiore riservato ai governatori della città. Il Cardinale chiama a raccoltai i migliori artisti che c’erano in circolazione in quel periodo e nel 1560 cominciano i lavori della grandiosa Villa D’Este che diventa la residenza estiva del Cardinale.
Il convento annesso alla Chiesa di Santa Maria Maggiore( Chiesa oggi ubicata accanto all’attuale ingresso della Villa d’Este) viene azzerato e sostituito dal Palazzo e il giardino estense.I lavori della Villa vengono affidati ai migliori artisti che c’erano in circolazione in quel periodo e nel 1560 cominciano i lavori della grandiosa Villa d’Este che diventerà la residenza estiva del Carinale Ippolito II d’Este. A Roma la residenza ufficiale del l Cardinale era la residenza di Monte Cavallo (Quirinale) che aveva preso in enfiteusi dal Cardinale Carafa.
Pirro Ligorio architetto al servizio di Ippolito II d’Este
I lavori della Villa vengono affidati ad una equipe di artisti notevoli. A coadiuvare il tutto viene chiamato Pirro Ligorio (1513- 1583), architetto napoletano geniale che in quel periodo lavora alla Fabbrica di San Pietro. A lui si deve anche la realizzazione di un altro famoso giardino: il giardino di Bomarzo o Parco dei mostri in provincia di Viterbo risalente al 1547 commissionato dalla Famiglia Orsini.
Pirro Ligorio oltre a essere un architetto è anche un pitttore e antiquario. A partire dal 1549 sovrintende agli scavi della Villa Adriana per conto del Cardinale Ippolito e parte del materiale rinvenuto in Villa (marmi,manufatti di ogni genere) verrano poi reimpiegati per la costruzione della Villa. Fu dunque l’archittetto Ligorio a valutare le potenzialità della sede governativa.
C’era la necessità di adeguare l’antico convento di S.Maria Maggiore a residenza del Cardinale. Il convento viene sostituito dal nuovo Palazzo mentre il giardino realizzato ai piede del Palazzo viene edificato in un luogo splendido che in epoca romana era chiamata Valle gaudente dal momento che aveva una posizione mirabile.
La valle Gaudente già in epoca medievale era occupata da un intero quartiere, il cd.Rione Campitelli. Dunque tutto questo settore della città era occupato da orti, edifici privati e pubblici che il cardinale dovette espropriare affinche i lavori pertinenti al giardino potessero iniziare.
Per la realizzazione del giardino fu dunque stravolto l’assetto del rione Campitelli, i cittadini furono privati delle loro case, non mancarono anche le proteste dei tiburtini che nel 1568 inviarono bene 12 querele al papa di allora Pio V.
Invano, contro il potere e il volere del Cardinale ippolito d’este nulla si poteva. La villa d’este copre una superficie di circa 5 ettari,un ettaro il Palazzo e 4 ettari il giardino che viene dunque realizzato nel cuore della città. I lavori durarono 12 anni.Dal 1560 al 1572 ( è comunque una datazione relativa perche anche dopo la morte di Ippolito avvenuta nel 1572 i lavori continuarono).
IL PALAZZO
L’ingresso della villa era in origine dal lato nord occidentale ai piedi del giardino mentre l’ingresso odierno era un ingresso privato di pertinenza del Cardinale Ippolito II D’Este. Chi giungeva in Villa ospite del Cardinale faceva un percorso di tipo ascensionale.
Si trovava dunque primo immerso nel giardino con le prime fontane,le siepi,le alberature e poi i successivi terrazzamenti che portavano al Palazzo servito da una Loggia esterna che fungeva da entrata con una doppia scalinata e alpiano superiore, laddove troviamo l’appartamento privato del Cardinale, del Belvedere.
Gli ospiti dunque arrivavano dal giardino e venivano accolti nell’appartamento Nobile dove si dipanano le Sale note come Salone della Fontana, Prima e Seconda Stanza Tiburtina, Sale di Noè e Mosè, Sale di Ercole, della Nobiltà e della Goria, Sala della Caccia, collegate da un corridoio detto della “Manica Lunga”.
Coperto con una volta a botte che presenta ancora oggi da splendidi mosaici a rilievo che rappresentano un roseto, grappoli d’uva, elementi faunistici, un amorino.Il corrodoio veniva utilizzato anche come ambulacro in estate dotato di fontane rustiche e quindi luogo fresco dove poter deambulare durante le calde ore estive.
I Pittori del Palazzo e il Manierismo
A villa d’Este lavorano artisti che arrivano per lo più dal nord italia dove erano concentrati i possedimenti estensi( emilia romagna e veneto). Appartengono alla Scuola del Manierismo : Livio Agresti,Gerolamo Muziano, Cesare Nebbia, Taddeo e Federico Zuccari, Matteo Neeroni da Siena e Durante Alberti.
La corrente culturale del Manierismo che si afferma a partire dal 1530 ca. deriva da “maniera” termine coniato da Giorgio Vasari, pittore fiorentino il quale ritiene che non si possa superare la perfezione raggiunta da Michelangelo e Raffaello, sollecitando gli artisti ad apprendere la bella maniera imitando gli lo stile dei grandi maestri del passato.
In realtà gli artisti del Manierismo non imitano ma rielaborano e fondano stili diversi inaugurando anche un nuovo linguaggio pittorico chiamato Grottesche che ritroviamo anche nel Palazzo della Villa d’Este. Le cd. Grottesche sono pitture che rimandano agli affreschi della DOMUS Aurea voluta dall’ imperatore Nerone rinvenuta in quel periodo. Sono caratterizzati da ghirigori, esseri mostruosi, sfingi alate e i colori utilizzati sono gli stessi che utilizzavano i romani nelle loro domus, quali il rosso detto pompeiano.
Decorazione di Villa d’este ed il Palazzo
Oltre alle grottesche nel Palazzo troviamo temi incentrati sulla mitologia classica. Fra tutti spicca il mito di Ercole. C’è una sala dedicata a Ercole,una fontana e tanti altri elementi, Ercole era considerato in realtà il fondatore della Dinastia d’Este, quindi è un atto di omaggio a colui che fonda seconda la tradizione la potente Casata d’Este.
Ercole però era anche la divinità protettrice di Tivoli in epoca romana( poco distante dalla villa d’Este troviamo i resti del Santuario di Ercole risalente al I .sec.a.C) dunque è un atto di omaggio anche alla città che lo ospita a differenza di Roma che lo rifiuta e che non lo vuole come Papa.
L’iconografia della Villa comunque risulta essere molto complessa: in essa si intrecciano anche altri temi quali la storia di Tivoli e Roma, due città che beneficiarono della presenza del cardinale, delle sue attività di costruttore e di mecenate delle arti.
Troviamo poi il tema delle Virtù che troviamo al piano superiore( appartamento privato) con la rappresentazione delle Virtù cristiane. Un ulteriore elemento è il tema dell’acqua che ritroviamo nelle figure dei due personaggi biblici Mose e Noe (piano nobile). L’acqua in questo caso è elemento salvifico (pensiamo al battesimo). Ulteriori elementi iconografici sono l’aquila e il giglio.
Lo Stemma della famiglia d’Este, già blasonata dal 1239 presenta un’aquila con ali spiegate e testa rivolta verso sinistra. Nel 1410 il Marchese Niccolo III d’Este ottiene dal re di Francia per meriti acquisiti in guerra di inserire nello stemma i gigli dorati. A partire da quel periodo lo stemma della Famiglia d’Este presenta il giglio dorato di Francia e l’aquila. Stemma che ritroviamo in ogni angolo del Palazzo e del Giardino.
Il giardino delle meraviglie e la realizzazione dell’ impianto idraulico.
Il rapporto tra natura e arte verrà ripreso da Pirro Ligorio per la realizzazione del giardino ed è un tema squisitamente rinascimentale. Il giardino sorge su una ripida collina che viene ad essere caratterizzata da una serie di terrazzamenti artificiali atteraversati da lunghi vialoni geometrici che portano alla scoperta delle fontane in maniera graduale.
La pianta ha una grande simmetria con un equilibrio tra assi trasversali e longitudinali. E’ la realizzazione di un giardino delle meraviglie il cui scopo era quello di meravigliare e stupire l’ospite attraverso elementi visivi dati dai giochi d’acqua associati sovente anche a effetti sonori delle fontane musicali.
Il giardino presenta ben 51 fontane e ninfei, bacini, vasche, cascate e cascatelle, grotte artificiali caratterizzate da una complessa macchina idraulica che veniva mossa esclusivamente dalla forza di gravità mentre oggi ci sono pompe artificiali.
Inizialmente l’acqua venne prelevata da un acquedotto preesistente che poi risultò essere insufficiente per alimentare tute le fontane del giardino. Nel 1564/65 si decide di prelevare l’acqua direttamente dall’Aniene, dal punto più alto situato nei pressi dell’acropoli di Tivoli e dove oggi insiste Villa Gregoriana.
Il cd.Canale estense attraversa la città di Tivoli e ha una fortissima pendenza, imbocca nella Villa a monte della Fontana dell’Ovato e da qui poi si distribuisce alle altre utenze. Lo schema fu progettato in modo tale che le acque di scarico di una fontana andassero ad alimentare quelle più in basso.
Quindi all’epoca avveniva tutto per caduta e forza di gravita mentre oggi è tutto caratterizzato da pompe artificiali ma l’acqua non è riciclata. L’acqua arriva ancora oggi dal Fiume Aniene. Alimenta il giardino, viene poi convogliata nelle cd.Peschiere profonde 4 metri e quindi canalizzata per defluire di nuovo nel fiume Aniene.
Oggi in parte l’acqua delle fontane viene utilizzata per scopi agricoli e industriali. L’impianto idraulico attuale è quello del 1550 eseguito dall’Ingegnere Tommaso Ghinucci, nel corso dei secoli è stato naturalmente restaurato. Nel 1999- 200 è stato anche realizzato un depuratore per migliorare la qualità dell’ acqua prima dell’imbocco del Canale estense.
Le fontane della Villa d’Este
La visita del giardino comincia dal Vialone, una grande terrazza belvedere che si affaccia sul giardino. Il Viale lungo circa 200 mt veniva utilizzato per le feste e i giochi da offrire agli ospiti ed era chiusa ad ovest da una spettacolare loggia che veniva utilizzata per i banchetti mentre all’ estremità troviamo la fontana di Europa. Al centro del vialone troviamo la fontana del Tripode A seguire i vari terrazzamenti sono caratterizzati da fontane grandiose.
Troviamo la Fontane dell’Ovato che rappresenta il territorio di Tivoli contrapposta alla fontana della cd.Rometta che è una sorta di rappresentazione della città di Roma in miniatura. Famosissimo è il viale delle Cento fontane, un lunghissimo ninfeo a facciata disposto su tre canali che simboleggiavano i fiumi di Tivoli.La fontana della Diana di Efesina altrettanto famosa viene a trovarsi accanto all’ ingresso principale della villa in epoca cinquecentesca.
Qui troviamo una statua copia di una antica statua rappresentate la Diana efesina il cui culto era praticato non solo in Asia minore ma anche nel resto dell’impero romano. Anche qui a villa d’Este è rappresentata con una torre sul capo e con molte mammelle, simbolo della fertilità e del mondo naturale.
Le fontane sonore
La fontana dell’organo presenta un meccanismo idraulico che fa si che il moto dell’acqua riproduca i suoni di un organo idraulico. La sua costruzione risale al 1568 ad opera di Claude Venard che realizzo il meccanismo sonoro studiando i modelli di organi idraulici descritti nelle opere dell’architetto romano Vitruvio ( I sec.a.C) e di Erone di Alessandria vissuto tra il I e III SEC.a.C.
Un’ altra fontana sonora è quella della Civetta, iniziata da Giovanni del Duca nel 1566 completata da Raffaello di Sangallo. Qui l’automa musicale idraulico riproduceva il cinguettio degli uccelli il cui scopo era quello di deliziare gli ospiti a passeggio per il giardino.
Le fontane del Bernini
Tra il 1660/1661 opera all’interno della Villa per conto del Cardinale Rinaldo I D’Este Gianlorenzo Bernini per completare l’assetto dell’area prospiciente alle cd.Peschiere. La fontana di Nettuno,la piu grande della Villa è l’unica realizzata nel XX Sec.
Trasformando l’originaria Fontana del Bernini che prevedeva un ninfeo rustico con cascata centrale e laterali. L altra grande fontana attribuita al Bernini è quella del Bicchierone che progetta una vasca a forma di conchiglia sormontata da un calice di un fiore da cui zampilla acqua.
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